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STANNO TUTTI BENE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 giugno 1990
 
di Giuseppe Tornatore, con Marcello Mastroianni, Michele Morgan (Italia, 1990)
Giuseppe Tornatore arrischiava moltissimo tornando a Cannes, dopo il sofferto quanto clamoroso successo di NUOVO CINEMA PARADISO. E, anche se STANNO TUTTI BENE è stato accolto con un discreto numero di battimani (non dimentichiamo che l'immensa platea sulla Croisette è composta dai frequentatori più disparati, e non solo da quei quattro centroeuropei che siamo) i risultati sembrano obbiettivamente dar ragione a coloro che denunciavano certe incertezze, mascherate dalla riuscita e dall'emozione indubbia suscitata dall'opera precedente.

Con un Mastroianni reso ancor più malinconico (rispetto alle recenti apparizioni nel simpatico CHE ORA È e nello stanco SPLENDOR, ambedue di Ettore Scola) da baffi e capelli bianchi alla Geppetto, più due lenti cosi spesse da impedire di vedergli gli occhi, STANNO TUTTI BENE racconta l'itinerario verso l'Italia settentrionale di un vecchio padre, in visita ai figli che sempre più raramente scendono in Sicilia a rendergli visita. Sono cinque, e poiché dopo il secondo abbiamo capito perfettamente l'aria che tira (la loro riuscita sociale ed esistenziale è ben inferiore - malgrado gli sforzi per nascondere la verità - alle aspettative del genitore), per arrivare all'ultimo, identico nella meccanica, degli episodi, non è che sia uno spasso.

Tanto più che Tornatore non ci risparmia proprio niente: filosofia da circolo degli anziani sull'argomento genitori-figli ("quando i figli sono piccoli li vediamo grandi; quando sono grandi li vediamo piccoli" ed altri abissi di profondità del genere), tutta l'Italia che aspettavamo per lui per scoprirla (a Milano c'è l'inquinamento, a Roma non si circola, a Napoli ti scippano, a Torino i vo' cumprà dormono in scatoloni per le strade).

Tornatore, che ha poco più di trent'anni ma filma come ne avesse sessanta, rimane quel punto interrogativo che era prima della prova difficile costituita dal secondo film. Non sembra avere un suo stile, una coerenza di scrittura e, quando non fa parlare i suoi personaggi, inventa delle sequenze che sono dei veri e propri tentativi d'appropriazione indebita: Fellini (una statua gigantesca trasportata per le vie di Roma, una passeggiata sulla spiaggia - ma si - di Rimini dei pensionati, seguita da polka tra Geppetto Mastroianni e Michèle Morgan, una sfilata di moda futurista), i Taviani (una sorta di mostro - aerostato che scende su una spiaggia siciliana a rapire i bambini), Scola, Monicelli e tutti quanti, riuniti in una generosa quanto disordinata rimpatriata all'italiana.


   Il film in Internet (Google)

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